Assassin's Creed Odyssey Recensione: un'epica odissea nell'Antica Grecia

Il nuovo capitolo della serie di Ubisoft è un gioco colossale, che inscena un impianto ludico davvero solido, al netto di alcune incertezze narrative.

Assassin's Creed Odyssey
Recensione: PlayStation 4
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Stadia
  • Ogni grande poema epico inizia con l'invocazione alle Muse, dee dell'arte e fonte di ispirazione, affinché guidino i poeti nella composizione di un'opera il cui canto possa riecheggiare nei secoli, navigando tra i venti del tempo. Gli autori in forze presso Ubisoft, uomini di multiforme ingegno, devono aver rivolto le loro preghiere ed i loro sacrifici proprio a simili, bellissime, divinità per realizzare Assassin's Creed: Odyssey. Questo nuovo capitolo è infatti un crogiolo di suggestioni artistiche e leggendarie, un'avventura che - al di là di una splendida componente audiovisiva - mescola al suo interno differenti soluzioni ludiche, fino a tramutarsi in un vero e proprio gioco di ruolo.
    Tutti i semi ruolistici che erano stati piantati in Origins cominciano quindi a germogliare, traghettando l'epopea degli Assassini verso le coste di un nuovo genere. Dall'action-adventure al GDR di stampo occidentale, però, la traversata è lunga, e la nave di Ubisoft ha incontrato tra le onde qualche piccola difficoltà. Barcamenandosi tra i flutti di una saga "mitica" e decennale, Odyssey di tanto in tanto smarrisce la sua rotta narrativa, ma riesce comunque ad adempiere l'obiettivo principale della sua missione: dare alla serie un nuovo volto, raccontando ai posteri un'odissea che non dimenticheranno.

    Musa, di quella donna di multiforme ingegno dimmi...

    La prima musa alla quale gli sviluppatori si sono rivolti è stata di certo Clio, la dea della Storia. Solo che lei sembra non aver risposto benevolmente alla preghiera. Il racconto è uno degli aspetti su cui Ubisoft ha puntato gran parte delle sue dracme: la libertà di scelta, del resto, è la colonna portante di un'intelaiatura narrativa che introduce nella serie la facoltà di mutare l'andamento della vicenda. Sin dall'inizio dell'avventura, gli utenti potranno decidere se impersonare Kassandra o Alexios, due varianti del medesimo protagonista, le quali comporteranno lievi differenze durante i dialoghi, senza però cambiare lo svolgimento del canovaccio.

    Tra i due, è Kassandra il personaggio interpretato come "canonico" dal team: lei, l'ombra dell'aquila, una misthios (mercenaria) mossa soltanto dal desiderio di denaro e vendetta. Reduce da un passato alquanto turbolento, questa bella e carismatica guerriera di origini spartane partirà per un lunghissimo viaggio alla scoperta della sua natura, ed alla ricerca della famiglia che credeva perduta. Nel corso delle sue lunghe peregrinazioni tra le vaste lande dell'Antica Grecia, si troverà nel bel mezzo di una guerra tra le fazioni Ateniesi e Spartane.

    Odyssey si ambienta infatti nel 431 a.C., quando la Guerra del Peloponneso comincia a mietere le sue prime vittime per terra e per mare. Kassandra verrà così suo malgrado travolta dalle correnti della Storia, dialogherà con i più grandi pensatori dell'epoca come Erodoto, Socrate ed Ippocrate, e parteciperà agli eventi ed alle battaglie che segneranno per sempre il futuro della civiltà occidentale.

    Nel costruire un universo di proporzioni ciclopiche, però, Ubisoft dimentica di affilare la penna, imbastendo una sceneggiatura più debole di quella di Origins. I dialoghi a scelta multipla sono esemplificativi di una specifica corrente di pensiero: le opzioni durante le conversazioni servono più che altro ad approfondire determinati aspetti dei protagonisti e dei comprimari, arricchendo il tessuto narrativo ma rallentando la sua evoluzione. Ubisoft ha quindi scelto di concentrarsi sulla costruzione di un microcosmo ricchissimo di personalità, tutte ben delineate, ma ha lasciato in disparte la stesura di una trama davvero soddisfacente. In alcuni frangenti, il racconto conosce bruschi inciampi, momenti troppo diluiti ed antagonisti poco rifiniti, diminuendo così il coinvolgimento del giocatore nei confronti di Kassandra e del suo destino. Il sistema di scelte morali, d'altro canto, pur con qualche riserva, sa regalare discrete sorprese: la capacità di modificare in parte sia il prosieguo della main quest, sia qualche missione secondaria, sia le relazioni con gli NPC, sia i finali dell'avventura (si contano 9 possibilità alternative, ma non altrettanti esiti radicalmente differenti) riesce comunque a catturare quanto basta l'attenzione dell'utente. Più che dalla vicenda primaria, insomma, è assai probabile che ci faremo irretire dalla scoperta di un mondo di sconfinata vastità, dove si annidano segreti legati non solo alle leggende greche, ma anche a quelle della saga degli Assassini.

    Dove si cela l'identità della serie?

    Lungo l'esperienza di Odyssey, ad essere "celata" non è più la lama, bensì la mitologia che la serie ha intrecciato nel corso degli anni. Sul versante del racconto, d'altronde, Ubisoft percorre dei sentieri abbastanza spinosi, che rischiano di scontentare i fan più accaniti. L'intera sovrastruttura narrativa si frammenta infatti in tre archi diversi, che si intersecheranno tra di loro in alcune istanze ma che complessivamente viaggeranno su rotte ben distinte.

    Il primo, quello principale, è legato alla ricerca della famiglia di Kassandra: suddivisa in 9 capitoli, questa interminabile odissea vi terrà impegnati per non meno di 40 ore di gioco. Un quantitativo di tempo impressionante, in cui però a tratti si nota il tentativo forzato di estendere la lunghezza della storia con incarichi apertamente "riempitivi". In questo caso, i collegamenti con il mito degli Assassini sono talmente fumosi da essere intangibili, mentre le sequenze ambientate nel presente fanno capolino con eccessiva rarità, come se Odyssey fosse quasi del tutto scollegato dal passato del brand.
    Ma poi subentrano le altre due linee narrative, connesse al Culto di Cosmos (una setta ovviamente intenzionata a dominare la Grecia) ed alla Prima Civilizzazione: sono entrambe storyline che iniziano durante la main quest ma che si evolvono e si concludono obbligatoriamente nell'end game (dove ci attende anche la maggior parte delle boss fight), quindi all'incirca dopo una sessantina di ore.

    Relegare importanti informazioni sul mito degli Isu a fasi così avanzate della progressione è una soluzione che non ci sentiamo di condividere fino in fondo. È come se questo fosse un piccolo "dono" concesso agli indefessi estimatori, più che l'assunto di partenza su cui erigere le basi di un gioco che porta pur sempre il nome di Assassin's Creed. Quanto peso dare ad una "scelta" del genere, spetta alla sensibilità dei singoli: dal canto nostro, possiamo garantirvi che si tratta di uno dei pochi macro difetti di un titolo che, dal punto di vista squisitamente ludico, saprà catturarvi tra le spire della sua grandezza.

    La terra del mito e dell'abbondanza

    Dalle calde lande della Cefalonia fino all'affollata agorà di Atene, passando per i laghi di sangue della Locride e per le ampie distese marine, dove Zeus infilza il cielo con tuoni e fulmini, e flagella le navi con vento di tempesta: tutto, in Odyssey, è magnifico. Mai come in questo capitolo si respira il sapore dell'avventura e dell'esplorazione. La scoperta di ogni nuova zolla di terra sembra quasi emanarne l'odore, mentre i colori accesi del tramonto s'infrangono sulle alte statue che campeggiano sui promontori.

    Che sia a cavallo, a piedi, oppure al timone della nostra nave, viaggiare per i territori greci restituisce sensazioni splendide ed impagabili: nessun altro episodio della serie è mai stato così vasto, denso e straripante di personalità. A prescindere dal fatto che preferiate o meno la cultura egizia o rinascimentale, è indubbio che Ubisoft abbia ricostruito l'immaginario ellenico con una cura mai vista prima. L'estensione della mappa lascia spesso senza fiato, ed il primo impatto con il gioco è quasi agorafobico: enormi spazi aperti si dispiegano dinanzi ai nostri occhi mentre innumerevoli biomi si susseguono con coerenza ed omogeneità. Sebbene sia inevitabile che, di fronte a tanta maestosità, alcuni panorami ed ambientazioni suggeriscano un piccolo effetto di déjà-vu, nell'insieme perdersi in questo mondo così ricco e meraviglioso è un piacere indimenticabile, che ti resta sulla pelle e ti inebria lo sguardo. E gli sviluppatori ne sono ben consapevoli: trascurando alcuni aspetti dello script, hanno fatto leva sulle potenzialità "esplorative" del loro nuovo gioco di ruolo. Nelle battute iniziali del titolo, del resto, avremo la facoltà di scegliere tra due diverse opzioni, la modalità "guidata" e quella chiamata "Exploration Mode". Se la prima propone un'esperienza tutto sommato tradizionale, con una serie di icone pronte ad indicarci in ogni momento il punto preciso nel quale recarci, la seconda cambia l'approccio con cui vagare per i territori dell'Antica Grecia. Non verremo più bombardati di riferimenti visivi sul luogo della missione, ma ci verranno forniti soltanto alcuni indizi e coordinate (sempre piuttosto dettagliate): ci toccherà dunque aprire la mappa ed orientarci seguendo le indicazioni testuali, per poi collocare un segnale ed avvicinarci alla posizione che reputiamo corretta.

    In prossimità del bersaglio, se i nostri spostamenti saranno giusti, il titolo ci chiederà di chiamare l'aquila Icaro, così da marchiare gli obiettivi e rivelarne la posizione. Intelligente ed ispirata, mai invasiva né forzata, questa opzione mette in mostra la vera natura di Odyssey: un'opera mastodontica, dove il mondo di gioco è il vero protagonista, da conoscere e vivere fin nel minimo dettaglio. Scrutando ogni anfratto, è impossibile non imbattersi però in alcune approssimazioni visive, come volti non molto espressivi, texture che caricano in ritardo, glitch grafici ed animazioni del cavallo ancora innaturali.

    È facile, in ogni caso, chiudere più di un occhio quando ci si ritrova a cavalcare lungo orizzonti tanto appariscenti, che si estendono al di là dello sguardo. È quasi fisiologico, per un action-gdr così grande, incappare in difettucci tecnici più o meno grossolani, il cui peso nell'economia generale viene alleggerito dall'enorme livello di dettaglio di ogni zona, dalla presenza di numerosi interni e dalla meticolosità riposta in ogni elemento scenico, tra raffigurazioni divine e templi votivi. Sublimi poi le fogge delle armature e gli intarsi delle spade, in un titolo dove trionfa la cura per i particolari più infinitesimi, e che gira (pur con alcune saltuarie incertezze) a 30fps su PlayStation 4 base.

    Nel digitalizzare il bagaglio architettonico-culturale dell'Antica Grecia, il team di sviluppo ha compiuto dunque un lavoro monumentale. Senza cadere in inutili anticipazioni, vi basti sapere che chiunque sia cresciuto a pita e miti ellenici trascorrerà intere ore a girovagare senza meta, al solo scopo di osservare la riproduzione virtuale di un'epoca straordinaria. Per evitare di rendere Odyssey un semplice museo interattivo, Ubisoft ha costellato l'ambientazione con un manipolo di attività e personaggi che pesca a piene mani dai libri di storia greca: molto più che in passato, le attività collaterali sono decisamente ben implementate, varie e divertenti, ed inoltre le figure storiche con cui parleremo ci forniranno intriganti missioni opzionali la cui sceneggiatura supera di diverse lunghezze quella della trama principale. Assassin's Creed: Odyssey rielabora quindi il mito, e lo fa con una certa classe. Alle volte scorda le sue "origini", e le responsabilità narrative del nome che porta, eppure cerca di compensare queste dimenticanze con la struttura ludica più sostanziosa che la serie abbia mai conosciuto.

    "Spartani, stasera ceneremo nell'Ade!"

    Questa cornucopia di contenuti deriva dall'anima ruolistica della produzione. Come in Origins, ogni azione ed ogni scoperta garantiscono punti esperienza utili a salire di livello, con i quali sbloccare i rami dei tre alberi dei talenti, ossia Cacciatore, Guerriero e Assassino. La dimensione puramente stealth della saga segue le stesse orme del predecessore, alleviando l'importanza delle sessioni in cui agire di soppiatto: muoversi nell'ombra, sgusciare silenziosi tra i cespugli ed infiltrarsi nelle fortezze senza far scattare l'allarme non sono attività incentivate né dal level design, né da un'intelligenza artificiale sempre ancorata a regole e pattern piuttosto obsoleti.

    Non che sia del tutto impossibile agire come un assassino, sgozzando le guardie più deboli con la punta della lancia di Leonida (che sostituisce la lama celata), ma presto o tardi saremo costretti a brandire la spada e compiere un massacro, da bravi mercenari quali siamo. Ed è a questo punto che Odyssey fa sfoggio del suo rinnovato combat system, mostrando a chiare lettere la sua natura da action-gdr. Come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, potremo chiaramente equipaggiare Kassandra con un vasto armamentario, in cui ogni pezzo (dagli elmi ai calzari, dalle corazze ai copribraccia) possiede un proprio livello e delle proprie statistiche che influenzano i parametri della protagonista. Allo stesso modo, anche gli archi e le armi bianche in dotazione sono opportunamente categorizzate, ed influiscono sul danno inferto e sulla potenza dei colpi. Scegliere gli strumenti più adatti al grado raggiunto dalla misthios ed a quello richiesto dalla missione sarà dunque necessario per non finire prematuramente sulla barca del Traghettatore dell'Ade.

    Nel ridurre l'obbligo di muoversi in stealth, Odyssey acuisce le possibilità offerte dal sistema di combattimento: molto più dinamici (ma anche meno tattici) di quelli di Origins, gli scontri del nuovo Assassin's Creed sono un concentrato di spettacolarità e stile. Fluidi e vivaci, nobilitati da un set di animazioni ottimamente diversificato in base alla lama imbracciata, i duelli ci sono parsi quindi coreografici ed acrobatici al punto giusto. La notevole varietà di armi permette di sbizzarrirsi nel trovare il moveset più adatto, mentre i poteri rendono piacevolmente pirotecniche anche le battaglie più stancanti. Non tutto è perfetto, ed in alcune istanze non si avverte a dovere il feedback dei colpi, tuttavia il combat system si distanzia a sufficienza dal capitolo egiziano, raggiungendone i medesimi standard qualitativi pur con alla base un concept palesemente diverso. Interessante, in aggiunta, la capacità di sfruttare gli elementi del setting a proprio vantaggio per avere la meglio sui "malàka" che si frapporranno sul nostro cammino: grazie ai poteri di cui è dotata, ad esempio, Kassandra può sferrare un poderoso calcio che scaraventa lontano il bersaglio. Questo implica che, con una pedata ben assestata sul precipizio di una collina, il nostro nemico potrebbe facilmente cadere nel vuoto, azzerando di colpo tutta la sua barra della vita. Al cospetto di simili talenti, è lecito temere uno sbilanciamento che semplifichi in modo eccessivo i duelli. Ebbene, le paure sono legittime solo in parte. Consumando i punti XP avremo la facoltà di sbloccare delle abilità sovrumane, legate al potere della Lancia di Leonida, con le quali recuperare la salute, generare possenti onde d'urto o trafiggere i nemici con la foga di un toro. Ciascuna di queste skill è utilizzabile previo consumo di una barra dell'adrenalina, che si ricaricherà ad ogni colpo messo a segno, un dettaglio che ci stimola ad attaccare senza sosta.

    L'assenza della stamina e di uno scudo, in tal senso, è emblematico: Odyssey va affrontato a viso aperto, senza timore di versare sangue, come farebbe un vero spartano, alternando colpi leggeri e pesanti a contraccolpi ed agili schivate da attuare con il corretto tempismo. La potenza della protagonista ci è parsa ben contestualizzata sul piano del racconto, e discretamente equilibrata su quello del gameplay. È vero che nelle fasi conclusive avremo ottenuto talmente tanti talenti da assomigliare a semi-dei, ma il livello dei nemici e delle missioni (anche secondarie) sarà "dinamico" e quasi sempre commisurato al nostro, il che ci impedirà di trionfare con molta facilità. A darci del filo da torcere troveremo anche i Mercenari, cacciatori di taglie pronti a seguire le nostre tracce dopo ogni omicidio o furto che commetteremo. Parliamo di guerrieri davvero ardui da sopraffare: per liberarci di loro, potremo sia affrontarli in singolar tenzone, sia pagare un riscatto a suon di dracme.

    Gli avversari di grado molto più alto di quello del giocatore, inoltre, saranno spesso immuni ad alcune abilità (come il calcio), così da non poter essere sottomessi tramite semplici escamotage ambientali. Il problema più limitante del combat system, sfortunatamente, è dipeso da una gestione della telecamera non molto precisa, che fatica a seguire l'azione nei luoghi più stretti e colmi di oggetti scenici, in cui l'inquadratura ed i modelli poligonali tendono ad incastrarsi, rendendo pertanto un po' difficoltoso leggere correttamente l'azione a schermo. Infine, un po' come avveniva in Origins ed in altri congeneri, anche in Odyssey il farming acquisisce un ruolo di spessore: nella nostra odissea ci scontreremo con ostacoli insormontabili, dove la storia ci costringerà improvvisamente a salire di circa 7/8 livelli per proseguire senza intoppi. Di per sé questa dilatazione dell'esperienza sarebbe un difetto che azzoppa il naturale avanzamento della main quest, ma nell'avventura di Kassandra si rivela invece un diversivo che ci stimolerà a viaggiare per la Grecia alla scoperta delle numerosissime attività secondarie e delle varie terre che attendono il nostro passaggio. E questo, come abbiamo già accennato, rappresenta il vero cuore di Assassin's Creed: Odyssey.

    L'ira di Ares e di Poseidone

    Oltre che alle Muse, i sacerdoti di Ubisoft si sono rivolti anche agli dèi della guerra e del mare per permettere alla loro opera di svettare sugli altri capitoli della serie. E per quanto concerne i contenuti proposti in Odyssey, le loro offerte sono state accettate. Le peripezie greche, tra le tante sub quest, aggiungono all'elenco anche le Battaglie di Conquista: si tratta di scontri campali di ampio respiro, in cui dovremo sconfiggere quanti più soldati nemici prima che la fazione rivale sopprima i nostri uomini.

    Ogni regione della Grecia è stretta sotto il giogo degli Ateniesi o degli Spartani: noi, in qualità di mercenari, non patteggeremo mai interamente per nessuno dei due eserciti in campo, ma agiremo a seconda delle nostre esigenze. Per dar inizio ad una Battaglia di Conquista dovremo però prima indebolire la "Potenza della Nazione", eliminando i capitani ed i polemarchi avversari, bruciando le loro scorte ed annientando le loro guarnigioni. Le mischie su larga scala sono state inserite, oltre che a beneficio della varietà, anche per dare ai giocatori l'opportunità di sperimentare il più possibile la gamma di poteri a disposizione, utili per spazzare via in poco tempo grossi manipoli di uomini.

    Dopo che avremo appagato Ares con il sangue dei nostri nemici, potremo assecondare la sete di Poseidone mettendoci al timone dell'Adrestia, la nave con cui solcare i mari ellenici. Il nome non è certo scelto a caso, poiché è lo stesso della figlia di Ares ed Afrodite, incarnazione della dea della vendetta: esattamente il sentimento che spinge Kassandra ad incamminarsi nella sua odissea. Il vascello non riveste la medesima importanza del brigantino di Black Flag, ma resta un mezzo di trasporto indispensabile per approdare su alcune isole della mappa ed affondare le navi ostili che infestano le acque.

    Le battaglie navali seguono la lezione degli episodi passati: dovremo assaltate i velieri, speronarli, bersagliarli con le nostre frecce infuocate o i nostri giavellotti, proteggerci dai loro contrattacchi e poi abbordarli quando le difese saranno tutte abbattute. In Odyssey avremo una maggiore libertà di personalizzazione, grazie alla quale aumentare alcune caratteristiche estetiche e funzionali della nave, tramite l'arruolamento di vari luogotenenti che ne amplieranno i parametri offensivi. Per convincerli a salire a bordo ci saranno due metodi, uno più rude e l'altro più "romantico": nel primo caso, ci basterà attaccare un bersaglio alle spalle, stordirlo e poi indurlo a seguirci, mentre nel secondo - quando la sceneggiatura ce lo permetterà - potremo dar inizio ad un piccolo flirt amoroso, al termine del quale avremo solitamente la possibilità di chiedere al nostro amante di unirsi alla ciurma. Ed è insieme alle nostre "conquiste", e a un gruppetto di marinai allo sbaraglio, che solcheremo mari placidi o in tempesta, ascoltando canti marinareschi e lasciandoci cullare dalle onde mentre il sole tramonta sull'Egeo.

    Assassin's Creed: Odyssey Assassin's Creed: OdysseyVersione Analizzata PlayStation 4Quella di Odyssey è un’eredità pesante da sopportare. È sì il capitolo più vasto di sempre, dove si avverte il profumo di avventura ad ogni passo, ma è anche un episodio con alcune incertezze narrative, che sfrutta il nome degli Assassini non sempre con cognizione di causa. Immenso, coraggioso e totalizzante, Odyssey è un videogioco allo stato puro, nel quale abbandonarsi al gusto dell’esplorazione di un mondo incredibilmente denso e incantevole. Eppure è un Assassin’s Creed scarsamente focalizzato nella scrittura di un racconto che avrebbe dovuto essere più fedele alla sua identità, senza lasciare i collegamenti diretti con la saga perlopiù nelle fasi di end game. Mentre ammiriamo il panorama greco dalla cima della statua di Afrodite, dea della bellezza, ci accorgiamo di come il canto di Ubisoft sia più epico che mai. Odyssey si imbarca quindi verso orizzonti ludici davvero promettenti, con la speranza che, dal punto di vista della narrazione, possa imparare a conoscere di nuovo se stesso.

    8.4

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