Battlefield 5 Recensione: Electronic Arts e DICE tornano in Guerra

EA e DICE ci riportano sui campi della Seconda Guerra Mondiale con uno sparatutto solido ed efficace, anche se non particolarmente innovativo...

Battlefield 5
Recensione: PC
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Tucidide diceva che la storia si ripete e con essa anche i suoi meccanismi, gli scenari e soprattutto le sue guerre; e pensare che lui a quell'epoca ancora non aveva visto nulla. È una citazione "ultra-pop", ma è anche una lezione che noi videogiocatori del ventunesimo secolo abbiamo appreso benissimo, dal momento che siamo abituati a rivivere gli stessi archetipi a iosa, senza neanche troppe variazioni, in maniera quasi analoga. Pensate in quante occasioni abbiamo solcato i campi di battaglia della seconda guerra mondiale; gli infiniti sbarchi in Normandia, le innumerevoli Pearl Harbour e quella Berlino conquistata almeno una decina di volte. La storia si ripete e noi la rigiochiamo volentieri, nessuna obiezione, ma se ogni tanto cambiasse qualcosa -forse- non ci dispiacerebbe affatto. Perciò anche quest'anno avremmo potuto piantare l'ennesima bandiera sul tetto del Reichstag, invece è proprio Battlefield 5 che decide di cambiare le carte in tavola, scegliendo il medesimo conflitto, raccontandoci però una prospettiva decisamente meno tradizionale.

    Novità dal fronte

    Storie di guerra partigiana in mezzo al freddo norvegese, i primi passi delle forze speciali britanniche in Nord Africa, oppure gli atti eroici dei tiratori delle colonie, approdati in Francia per liberare una patria che non avevano mai visto, poi diseredati miseramente dalla stessa storia per cui si sono sacrificati. Uomini semplici, un proiettile all'interno dell'enorme caricatore della tragedia bellica, ed anche questo per noi rappresenta un tratto molto interessante rispetto all'epicità eroica tradizionale. Non si tratta soltanto della campagna principale, perché la volontà di trovare nuovi spunti c'è anche nel PvP: Battlefield V preferisce le strade di Rotterdam a quelle di Parigi, le montagne dell'Artico agli atolli del Pacifico, costruendo un compendio di mappe graficamente strabilianti e tutt'altro che convenzionali. L'ultimo capitolo del franchise targato EA è una meticolosa simulazione di guerra, senza dubbio la più grande e complessa che abbiamo mai visto, ed è ammirevole che stavolta provi a farlo utilizzando un immaginario meno comune del solito.

    Le grandi regole del brand non cambiano, eppure è lampante come DICE si sia impegnata enormemente per raffinare ogni struttura, fino alla più piccola meccanica di gioco, prendendo fortemente in considerazione i consigli della community: dal modello di distribuzione DLC completamente gratuito (hooray per Tides of War!) alle nuove modalità, passando anche per la riscrittura del sistema di progressione e delle squadre. Sembra tutto in qualche modo più snello, più leggero, persino nell'interfaccia, eppure non manca nulla. Insomma, se dovessimo anticiparvi qualcosa qui adesso, vi diremmo che il nuovo Battlefield V è un notevole passo avanti rispetto al suo predecessore, che le modifiche apportate alla formula sono tante e tutte azzeccatissime, che i contenuti disponibili al lancio ci hanno ampiamente soddisfatto e che non vediamo l'ora di provare la famosa modalità Battle Royale (leggasi: Firestorm). Dunque è tutto perfetto? No purtroppo, perché qualche sbavatura c'è anche questa volta, soprattutto nel confezionamento della modalità single player, che propone ottime idee senza però chiuderle in bellezza, nonché qualche bug qua e là che forse poteva essere evitato. D'altra parte non si può dire che Battlefield sia rimasto immobile, anzi, la spinta innovativa c'è e si sente, e la strada è decisamente quella giusta.

    Gli eroi son tutti giovani e belli

    Parliamo di War Stories, il contenuto single player che anche questa volta ci viene somministrato nel formato già introdotto dal precedente Battlefield 1. L'idea è quella di sostituire la tradizionale campagna principale, divenuta oramai troppo lunga e poco convincente, in favore di una storia più breve e raccontata "in pillole" da circa un'ora e mezza l'una, ognuna ambientata in un setting differente e con diversi protagonisti. Ce ne è una che funge da intro, chiamata "My Country Calling", che è brevissima ed estremamente spettacolare: sembra quasi un inno alla telecamera in prima persona, realizzato con un montaggio incrociato (di quelli fatti a regola d'arte) di situazioni eroiche, stunt incredibili e momenti tragici, sostenuti da un crescendo musicale di grande effetto in stile Hans Zimmer e un sound design come sempre impeccabile (da qualche parte c'è anche il ticchettio di Dunkirk). I protagonisti, in questo caso, non hanno volto e sono soltanto un numero, un corpo teso verso la vittoria e sopravvivenza, e nonostante questa dimensione volutamente impersonale il risultato è una sequenza altamente adrenalinica, breve e incredibilmente potente.

    Questo è però soltanto l'inizio, una celebrazione in stile DICE alla spettacolarità e alla tecnica, perché una volta raggiunti i menu la situazione cambia. La colonna sonora in sottofondo, composta da poche note malinconiche di pianoforte, rende perfettamente l'idea del registro narrativo, che è tutt'altro che spensierato. La guerra è raffigurata anche e soprattutto come dramma, come tragedia, e nonostante ci sia sempre spazio per l'eroismo hollywoodiano tout-court, o per la battuta un po' più leggera, la volontà è quella di raccontare gli orrori del conflitto e la sua futilità. A parte l'ouverture che vi abbiamo raccontato poco fa ci sono altre tre storie, più un'altra intitolata "l'ultimo Tiger" che però arriverà con Tides of War il prossimo dicembre. "Nessuna bandiera" è la prima, e narra le gesta del giovane Billy Bridger, un giovane furfante inglese che al posto di condurre una vita in carcere sceglie di arruolarsi in quello che si rivela essere un corpo di forze speciali per il sabotaggio oltre le linee nemiche. Situazioni stealth, assalti frontali a svariate postazioni ed anche il classico momento di resistenza al fuoco nemico; c'è una buona libertà d'azione, stile Bad Company, ma ogni tanto si viene lasciati decisamente troppo a sé stessi, e le battute poco convincenti dei protagonisti non aiutano affatto, tanto che l'intera missione finisce per essere a tratti noiosa e decisamente dimenticabile.

    La situazione migliora (e di molto) con la seconda War Story, chiamata Nordlys, che ci vede viaggiare nella Norvegia occupata dai Nazisti del 1943. La protagonista, una giovane partigiana di nome Solveig, deve infiltrarsi -nel pieno della fredda notte norvegese- all'interno di un complesso industriale dominato dalla Wehrmacht, per liberare uno scienziato di vitale importanza per l'esercito alleato. Qui c'è molto più stealth di prima, e funziona anche meglio a dirla tutta, perché ci sono molti interni (peraltro di dimensioni più grandi e graficamente curatissimi) e si respira un'aria di guerriglia assai inedita per un Battlefield; ci sono addirittura un paio di momenti "survival" e la possibilità di usare gli sci per muoversi fra i ghiacci. Il taglio della narrazione si fa più intimo, viene meno la comicità stile Bridger e c'è più spazio per le tematiche mature come il dramma personale il sacrificio. Peccato però che quanto detto non sia sufficiente per metter in piedi una chiusa potente, e forse proprio perché, con i tempi così ridotti, il peso dei (pochi) dialoghi diventa ancor più centrale, ma la scrittura non riesce a brillare neanche stavolta.

    Un ulteriore miglioramento c'è con l'ultima storia, ovvero Tiralleur (tiratore/fuciliere): qui il protagonista è Deme Cisse, un soldato che arriva dalle colonie nella Provenza del 1944 per partecipare all'operazione Dragoon. L'entusiasmo per l'Europa idealizzata viene subito sostituito dall'amarezza della realtà, quella in cui oltre alla guerra il giovane Cisse è costretto a subire anche dei soprusi razzisti, divenendo così una specie di soldato di terza categoria. La retorica e la critica sociale qui, pur restando estremamente attuali, per fortuna non si fanno mai troppo forzate, perciò riescono ad aggiungere valore alla narrazione, anche grazie all'espediente del voiceover ben recitato del protagonista e alla trovata sul finale, che ovviamente non vogliamo svelarvi.

    Anche in questo caso ci sono tre atti, e sebbene lo svolgimento sia più classico (della serie battaglie campali e assalti al forte), dobbiamo dire che è il risultato migliore ottenuto dalla campagna single player. Insieme i tre racconti costituiscono un buon contenuto, con ottimi spunti ed anche la volontà di fare critica e di raccontare, con toni documentaristici mai troppo sentimentali, le storie di piccoli soldati e degli emarginati che hanno partecipato a quei momenti di grande dolore mondiale. Curioso il fatto che in molti casi le location allestite per il single player risultino meno curate delle mappe dedicate al multiplayer, non che questo possa fare la differenza, ma insomma, fa riflettere. Se parliamo di storytelling in generale, invece, manca purtroppo il mordente, ed è difficile dire se sia soltanto un problema di durata del format, ma con tutta probabilità una regia più curata (come quella che abbiamo visto nell'intro e nei vecchi Battlefield) e un taglio più autoriale avrebbero migliorato le cose. Di sicuro le cutscenes prerenderizzate (di qualità inferiore al giocato peraltro) non sono sufficienti a sostenere l'intero impianto narrativo...

    Real Battlefield Friends

    Battlefield è un gioco di guerra, ma è ancor prima un gioco di squadra, e in questo quinto capitolo DICE ha introdotto una corposa serie di modifiche interessanti all'ecosistema. Lo schema rimane lo stesso, sempre basato su enormi battaglie campali fino a un massimo di 32vs32, ma la cooperazione fra i giocatori viene incoraggiata maggiormente, e dopo una settimana di prova possiamo dire che -nei limiti del possibile per il genere- la differenza si sente. L'innovazione principale è proprio la nuova struttura delle mini-squadre: innanzitutto il leader potrà dare ordini, esibiti in maniera chiara sullo schermo dei compagni, e se questi verranno eseguiti conferiranno una specie di punti encomio, che possono sbloccare armi estremamente potenti (utilissime per liberare una postazione specifica), come ad esempio i missili V1 per l'asse ed altri giocattoli interessanti di Sir Churchill per gli alleati. Collaborare è una necessità estremamente pratica per una squadra, dal momento che ora ogni classe può riportare in vita i compagni in qualsiasi momento, e questo fa si che si generi un legame più forte fra i giocatori, anche perché il sistema di respawn permette di rientrare subito vicino al compagno, risparmiando tempo e rimanendo così più compatti, e finché l'ultimo resta in vita si può tornare a combattere con gran velocità. Ogni volta che si finisce a terra, colpiti da un proiettile, potremo chiedere aiuto per un tempo limitato, ed è interessante vedere come si viene molto spesso riportati in vita, sicuramente più di prima. Un eventuale medico farà il lavoro in maniera più veloce e sicura, ovviamente, così come i rifornimenti munizioni del geniere diventano più importanti che mai, dal momento che si entra in gioco con un numero di proiettili abbastanza limitato. Ci siamo fatti anche un'idea positiva del sistema di fortificazioni, che prevede l'utilizzo di filo spinato e sacchi di sabbia: barricare un punto di controllo è effettivamente utile, ma a meno che non si giochi in compagnia di amici veri, magari in chiamata vocale, la meccanica perde d'importanza e passa in secondo piano.

    L'altro importante rework è quello della progressione del personaggio, che adesso ci viene presentata in una veste nuova, alleggerita di alcuni passaggi e arricchita di altre meccaniche interessanti. Le classi sono rimaste sostanzialmente le stesse, dall'assalto al cecchino, e utilizzandole si fa esperienza e si livella come sempre, ma adesso ci sono anche le specializzazioni: dal livello 8, infatti, ogni personaggio sbloccherà una sottoclasse, che gli garantirà abilità particolari, personalizzando ancora di più lo stile di gioco personale, ed anche una squadra organizzata ne ricaverà un vantaggio tattico.

    Un esempio? Il cecchino può scegliere di rimanere il classico "tiratore d'assedio", aggressivo e fastidioso negli spazi aperti, ma pur sempre solitario e confinato nelle retrovie, oppure può specializzarsi nell'esplorazione (scout), ed ottenere così l'abilità di piazzare punti di respawn per tutti gli alleati e via dicendo. Ogni classe ha una specializzazione più particolare, spesso con vantaggi meno immediati, ma l'idea ci piace, e se DICE sceglie di continuare su questa strada, magari aggiungendo altre sottoclassi con i prossimi contenuti, potremmo anche arrivare a parlarvi di vere build da squadra, e in quel caso la situazione si farebbe davvero interessante. Oltre a questo, la personalizzazione del proprio soldato avviene tramite le armi principali, ma anche in questo caso ci sono delle novità. Mentre prima era tutto basato sugli add-on dei fucili, adesso troviamo delle vere e proprie skill da sbloccare man mano che si avanza di livello e si utilizza quella specifica bocca di fuoco.

    Personalizzazione e i suoi derivatiVi abbiamo detto che la personalizzazione delle armi è diventata fattore quasi esclusivamente estetico, ma non vi abbiamo spiegato quanto curata è questa componente: oltre a cambiare le numerose colorazioni, compresi una vasta gamma di camouflage ed effetti metallo, molte mod cambieranno anche la forma dell'oggetto, come il rompifiamma e il calcio, e ognuna di queste ha un grado di rarità che va da comune a leggendario. Alcune sono di una tamarraggine sconsiderata, ma siamo sicuri che in molti apprezzeranno, e ovviamente il paradigma si applica anche ai mezzi di terra e di aria, si capisce. Inoltre, e qui arriva la parte che amiamo di più, potremo personalizzare interamente la nostra compagnia in entrambe le varianti di fazione, scegliendo il sesso, il modello del personaggio (la realizzazione dei visi è davvero superba) ed anche tutto il vestiario, suddividendolo per elmo, torso, gambe e pittura facciale. C'è anche uno shop apposito dove acquistare set per armi e mimetiche con la moneta in-game. Di sicuro presto arriveranno anche pacchetti cosmetici a pagamento, ma attenzione, perché è bene ricordarlo: stando a quanto affermato da EA non è prevista alcuna forma di pay-to-win.

    A parte il mirino, dunque, che cambia sia il livello di zoom che il feeling dell'arma stessa, le altre risultano essere soltanto modifiche estetiche, e i miglioramenti reali come la riduzione del rinculo verticale, la velocità di ricarica etc etc, si ottengono con lo skill-tree. Per avere un'idea generale pensate che al lancio saranno disponibili circa 110 armi, ognuna delle quali possiede almeno 8 tratti suddivisi in due vie separate (l'una nega l'altra). La stessa cosa vale anche per i mezzi, sempre centrali in Battlefield, che potranno essere customizzati egualmente mediante lo stesso sistema. Il nostro parere? Sicuramente è una scelta interessante, per certi versi simile al concept di Battlefront 2, ma più profondo, e porta con sé i suoi vantaggi come l'autodefinizione del proprio stile durante il gioco (ed anche una maggiore velocità di sbloccaggio), ma siamo anche convinti che qualcuno continuerà a preferire il vecchio sistema delle mod, che forse permetteva una libertà di scelta maggiore ed anche una reversibilità più diretta.
    In termini di meccaniche di gameplay "più immediate", diciamo tranquillamente che non è cambiato quasi nulla: il modello di guida dei mezzi è arcade ma preciso, il time-to-kill e l'effetto soppressione rimangono gli stessi, crudeli e realistici, così come la balistica, ma ogni giocatore avrà a sua disposizione una medikit, e questo cambia di molto la gestione degli scontri, incoraggiando un avanzamento più tattico e ponderato. Gli sbilanciamenti visti nell'ultima beta sono stati risolti, i danni delle armi sono più appropriati, ma ancora abbiamo qualche dubbio sui fucili da cecchino, che a nostro avviso potrebbero infliggere più danni se colpiscono al torso, per avere un valore aggiunto tangibile rispetto alle armi a raffica. Per le hitbox, e conseguentemente anche per tutta la faccenda riguardante il netcode e i vari tickrate, non abbiamo riscontrato problemi su PC, e tutto è filato liscio come l'olio, anche se per esserne pienamente certi dovremmo eseguire più test con i server aperti ufficialmente al day one.

    WW2 Revamped

    Parliamo di mappe, di level design, di grafica e tutto ciò che ruota attorno alla tecnica del nuovo Battlefield V. Ancora una volta, l'idea su cui vengono costruiti gli scenari è la stessa: aree enormi, complesse, grandi pianure con pochissimi nascondigli e cieli infiniti da trafiggere con la punta del vostro Spitfire British. Anche se gli autori si prendono qualche licenza dal mainstream della seconda guerra mondiale, l'esperienza di gioco non cambia, e continua a fare della credibilità e della simulazione il suo cavallo di battaglia.

    È sempre impressionante vedere 64 giocatori che si scontrano fra le trincee, nel mezzo delle campagne francesi, così come è stupendo vedere un piccolo manipolo di soldati che si separa dal battaglione, che opta per il cosiddetto "giro largo", e poi li vedi attraversare il fiume insieme, in silenzio, e infine sparire dietro le macerie di un ponte semi-distrutto.

    Immersione totale, anche a costo di un K/D ratio che forse non rispecchia propriamente le nostre "abilità di mira", ma lo spirito di Battlefield è proprio questo, e negli anni non ha perso una goccia del suo fascino inimitabile. Al lancio saranno disponibili 8 mappe, fra cui Arras, una cittadina francese vecchio stile, con tanto di stalle, chiesetta sulla collina e campi coltivati color oro, e poi Devastation, ovvero quello che resta di Rotterdam dopo i bombardamenti, cioè un cimitero di guglie nere e cenere sparsa ovunque, ma anche Aerodrome, uan gigantesca pianura fatta di avvallamenti e crepacci, con al centro un enorme hangar che potremmo definire l'erede di "Metro" per i vecchi Battlefield. Un ottimo assortimento per iniziare la stagione, ben differenziato nei terreni e nelle strutture; ci sono indubbiamente molti più interni da esplorare, che aggiungo un ulteriore livello di profondità all'esperienza, e questo ci fa indubbiamente piacere.

    Grand Operations & Co.Spendiamo volentieri qualche parola sulle modalità di gioco, giacché anche in questo caso c'è qualche sfiziosa novità da raccontare. Conquista continuerà sempre ad essere la nostra preferita, giacché ci sembra la più bilanciata in termini di rapporto skill/efficacia sul campo, Deathmatch ovviamente non ha bisogno di presentazioni nel 2018, ed è lì per restare, Sfondamento è invece il diretto discendente di Corsa ed è forse la disciplina più tecnica dell'offerta, Prima Linea ne è la diretta conseguenza su binari, mentre "Combined Arms" (che sembra molto interessante) e "Firestorm" (il Battle Royale) non sono ancora disponibili. Il che ci porta necessariamente alla modalità Operazioni su Vasta Scala (Grand Operations), la vera novità di quest'annata; le squadre sono da 32 giocatori e bisogna combattere una battaglia di tre giorni, o tre match se preferite, dove c'è un attacco e una difesa. Ci sono obiettivi specifici per ogni mappa (ad esempio, sabota i cannoni a ovest di Narvik) e bisogna avanzare progressivamente per sfondare le linee nemiche. È richiesta una cooperazione di tipo simbiotico, estremamente difficile, anche perché vi ricordiamo che le risorse sono estremamente limitate e vi è un reale bisogno di lettura del match e di "condivisione", perciò l'individualismo è fortemente sconsigliato, pena: la noia mortale. Scherzi a parte, le impressioni che ci siamo fatti per ora sono molto buone, anche perché il bilanciamento sembra esserci e la percezione è meno caotica e più gestibile di quanto accadeva in Battlefront, ma sicuramente non è una modalità adatta a tutti, o comunque adatta a tutti i giorni.

    In termini di dettaglio grafico, ovviamente, siamo in prossimità della vetta dell'attuale generazione: con impostazioni a livello ultra la ricchezza delle immagini è sensazionale, la complessità dei particellari è da record e non smetteremo mai di dire quanto amiamo i filtri cinematografici, la grana pellicola, il bloom e i lens flares alla JJ Abrahms che solo il Frostbite (nelle mani di DICE) ci sa regalare.
    Forse si cominciano a percepire alcuni limiti sul fronte dell'illuminazione, ma la resa è comunque sensazionale. E poi, come in ogni Battlefield, la cosa più bella è la possibilità di distruggere praticamente ogni cosa su schermo. Oltre alla levolution, che qui da il suo meglio nella mappa "Twisted Steel", va detto che la distruttibilità ha raggiunto livelli incredibili, dal frammento rotolante del muricciolo di campagna, alle singole assi degli chalet norvegesi. La fisica è stata migliorata ulteriormente, è adesso simula le onde d'urto delle esplosioni in maniera ancor più credibile: provate a far deflagrare un 20mm all'interno di una piccola abitazione e godetevi il waltzer dei suoi detriti sparati a gran velocità verso l'esterno. Ci dispiace solo non aver potuto provare i nuovi riflessi RTX, perché di sicuro quelli sono la ciliegina end-gen che tutti ci meritiamo. In termini di prestazioni PC, BFV è un campione di scalabilità e regala un'esperienza godibilissima anche su schede non troppo performanti o dotate di poca VRAM. Insomma, l'unica pecca qui sono i bug: oltre alle ragdoll che spesso volano via in maniera del tutto irreale, oltre ai glitch di basso livello assortiti ma trascurabili, ci sono numerosi casi di clipping molesto, ed anche un vistoso effetto pop-up che talvolta sfocia in una vera è propria dimenticanza di texture (e non vorremmo sbagliarci ma ci sembra che sia aumentato rispetto a BF1). Probabile che molti dei problemi minori verranno risolti con la prossima patch, forse già nella prima settimana dal lancio, ma nel frattempo ci tocca tenerle fin troppo strette...

    Battlefield 5 Battlefield 5Versione Analizzata PCDopo due anni Battlefield è tornato, e possiamo affermare che questa è sicuramente una delle sue migliori incarnazioni. Il secondo conflitto mondiale è uno dei setting più amati del genere FPS, ma allo stesso tempo è uno dei più abusati, perciò era facile aspettarsi un episodio sottotono o comunque poco innovativo; invece DICE dimostra di non volersi accontentare e così riesce a confezionare un prodotto visivamente ricercato (soprattutto per quanto riguarda la scelta delle ambientazioni), ma anche ludicamente completo raffinato. Il valore produttivo è altissimo, la grafica e il comparto sonoro sono allo stato dell'arte, ma nonostante l'eccellenza estetica a fare la differenza sono i numerosi interventi di reworking che interessano le meccaniche tradizionali del titolo. Le modifiche fatte al sistema delle squadre, ad esempio, riescono a portare un miglioramento tangibile sul campo di battaglia, ma anche le piccole dinamiche legate alla gestione delle risorse, le nuove modalità e il sistema di personalizzazione della compagnia hanno un loro peso, e contribuiscono ad arricchire e ad evolvere l'eredità del già notevole Battlefield 1. Peccato soltanto che i protagonisti delle War Stories (ovvero la campagna principale), non riescano a bucare lo schermo come invece dovrebbero, vittime di una scrittura poco incisiva e di una regia poco avvincente, e così in parte sfuma la possibilità di raggiungere vette superiori. Un peccato, certo, che per fortuna non intacca il cuore dell'opera, ovvero il multiplayer online, che continua ad essere un punto di rifermento per il genere, e chi conosce il ritmo di Battlefield non può assolutamente lasciarsi sfuggire. Inoltre, a onor del giusto va detto che stavolta non ci sono macchie sul dossier per quanto riguarda la politica di distribuzione DLC: Tides Of War, il programma di contenuti aggiuntivi che comincerà ad arrivare già dal prossimo 6 dicembre, sarà completamente gratuito per tutti i possessori del gioco, e ciò significa che la community non verrà più divisa come accaduto in passato: Churchill approverebbe...

    8.5

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