Onimusha Warlords Recensione: è di nuovo tempo di demoni e samurai

Sono trascorsi 18 anni dall'esordio della saga Capcom: ora il guerriero Samanosuke è pronto a tornare in azione per fare a fette i mostruosi demoni.

Onimusha Warlords Remaster
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Ci rincontriamo così, io e Samanosuke Akechi: scrutandoci da lontano, dalle vette di promontori opposti. Siamo distanti persino nel nostro modo di invecchiare: lui, al contrario mio, ha conservato la fulgida chioma di capelli e si è tenuto in gran forma, sfoggiando con fierezza la nuova, scintillante armatura in alta definizione. Sotto di noi brucia tra le fiamme la fortezza di Inabayama, assediata dai demoni e pronta ad essere salvata ancora una volta. A dividerci però c'è anche un abisso di diciott'anni. Nell'era nostalgica in cui tutti soffiano via la polvere dai ricordi delle passate generazioni, un titolo come Onimusha: Warlords pare sepolto un po' più in profondità rispetto agli altri.

    A ben vedere, forse questa non è soltanto una vaga sensazione: nonostante il brulichio di una fan base affiatata, Capcom sembrava essersi lasciata completamente alle spalle la fortunata saga, forse per paura che cominciasse a stagnare o, più probabilmente, a causa dell'enorme salto nei costi di produzione rappresentato dalla settima generazione di console, che ha "recluso" i quattro capitoli di Onimusha alla cara vecchia PS2, in favore di brand che, soltanto nominandoli, fanno drizzare le orecchie a milioni di giocatori (Street Fighter, Resident Evil & co.). Quale che sia la "ragion di stato" di mamma Capcom, quel che conta è che Onimusha: Warlords è tornato, con un'edizione remaster multipiattaforma, resuscitato come il leggendario Oda Nobunaga dalle ceneri del lontano 2001. E così ci rincontriamo, Samanosuke, è tempo di combattere fianco a fianco, ancora una volta!

    Le ossa di Resident Evil, con una pelle tutta nuova

    Molti aspetti tecnici di Onimusha: Warlords ci riportano inesorabilmente alla saga di Resident Evil, e non a caso: il titolo, infatti, fu ideato inizialmente come uno spin-off del survival horror più famoso di tutti i tempi. Date quindi pure un caloroso benvenuto agli odiosi controlli "tank", agli sfondi pre-renderizzati, alle inquadrature fisse, ai combattimenti cadenzati, alla macchinosa gestione dell'inventario e, più in generale, all'esplorazione metodica intervallata da piccoli puzzle, necessari al proseguimento della storia: l'ossatura di Onimusha, insomma, è molto familiare ai giocatori di vecchia data.

    Premesso ciò, la fase di sviluppo portò a diverse sorprese: una tempesta di idee che naufragarono sempre più verso Est, sino ad approdare al Giappone della grande era del Sengoku Jidai. A voler guardare oltre le somiglianze di Onimusha con la saga di RE, ci si ritrova una vasta distesa di differenze: a partire dall'intero impianto del combat system, sino ad arrivare alla possibilità di assorbire le anime dei nemici caduti sotto i fendenti della nostra katana, spiriti da riutilizzare come power up per le armi. Se vi suona tutto molto familiare, rispondiamo immediatamente alla domanda che vi starà ronzando per la tesa: «No, i Souls non sono stati i primi a proporre una formula simile!».

    Le anime prima dei SoulsOnimusha contiene un accenno di elementi RPG. Le anime rosse che assorbirete, infatti, serviranno a potenziare le vostre armi e il loro potere magico, a trasformare le erbe in medicine e le frecce normali in punte infuocate. Gli spiriti di colore giallo ripristineranno gli HP, mentre quelle blu i punti magia. L'opera ci obbliga ad incrementare il grado determinate armi per poter proseguire la storia, e sarà necessario, qui e là, un pizzico di buon vecchio farming di nemici!

    La trama di Onimusha: Warlords ruota intorno alla figura di Samanosuke Akechi, temerario samurai direttamente ispirato ad una delle leggende del periodo Sengoku, Akechi Hidemitsu. Nel 1560 infuria la violenta battaglia di Okehazama, dove Samanosuke assiste alla morte di Oda Nobunaga, la cui gola viene trafitta da una freccia. Un anno dopo, la principessa Yuki del clan Saito, scrive una lettera a Samanosuke in cerca di aiuto, spaventata dalla misteriosa scomparsa di alcuni suoi servitori. Insieme a Kaede, la kunoichi (ossia "ninja femmina") felina e mortale che ci affiancherà durante la nostra avventura, Samanosuke si reca al castello di Inabayama, ma è ormai troppo tardi: la principessa Yuki è stata rapita da un gigantesco demone, che, con un colpo di mazza spazza via Samanosuke, tramortendolo. Mentre il samurai è a terra incosciente, gli appaiono dodici spiriti che, fondendosi insieme, creano uno speciale guanto in grado di assorbire le anime dei demoni caduti.

    La "rivoluzione analog-ica"

    Il combat system di Onimusha, nel lontano 2001, sarebbe stato definito "rivoluzionario" per la complessa profondità dei suoi meccanismi. Oltre, infatti, ai comandi di attacco, parata, schivata e calcio, Samanosuke è in grado di eseguire tre tipi di "Issen", cioè colpi critici. Il primo è, a tutti gli effetti, il classico parry: premendo il tasto di parata un istante prima di un affondo nemico, questo verrà violentemente deviato, permettendo a Samanosuke di contrattaccare con un fendete letale. Lo stesso risultato potrà essere ottenuto con una buona dose di coraggio, agendo sull'input offensivo immediatamente prima che la lama dei demoni vi raggiunga.

    Gli Issen, poi, possono anche concatenarsi: dopo il primo critico "basterà" infatti colpire col giusto tempismo per fare a fette anche gli avversari vicini. Le tre armi disponibili aggiungono ulteriore varietà: ognuna ha il suo elemento e il suo personalissimo attacco magico. Mentre lo Shippuu, un affilatissimo doppio naginata, è in grado di generare un tornado e di danneggiare tutti i nemici vicini a Samanosuke, con la Raizan, katana del fulmine, potrete concentrare attacchi elettrici sul più grosso e minaccioso dei cattivoni presenti. A questi due strumenti di morte si affianca infine la Enryuu, una spada forgiata con l'energia del fuoco. In sostanza, quello del sistema di combattimento di Onimusha è un menù variegato e delizioso. E se a tutto ciò aggiungete la qualità degli effetti sonori e visivi, che non fanno altro che alimentare ulteriormente la sete di sangue demoniaco nel giocatore, otterrete una formula stratificata, soddisfacente e soprattutto divertentissima da padroneggiare ancora oggi.

    La novità più importante apportata dalla remaster di Capcom è senza dubbio l'aggiunta del movimento tramite analogici. La versione originale di Onimusha, come detto, aveva i controlli "tank", caratteristici dei primi capitoli di Resident Evil, in cui il personaggio ruota (come un carrarmato, appunto) intorno a se stesso con le levette direzionali laterali, e si muove nella direzione in cui punta. Un sistema al quale oggi non siamo assolutamente più abituati, apparendoci frustrante e persino in grado di rallentare di parecchio la cadenza dei combattimenti.

    Una sexy compagna di viaggioDurante la nostra avventura non interpreteremo soltanto Samanosuke: a darci una mano, sarà infatti anche la bella ninja Kaede. Pur non potendo utilizzare la magia e avendo a disposizione soltanto coltello e kunai, le sessioni di gioco con Kaede sono piuttosto divertenti (specialmente per la sua abilità di balzare felinamente dietro ai nemici) e ben realizzate: essendo più debole ed incapace di assorbire le anime, la giovane ninja prediligerà fulminei atterramenti e movimenti sguscianti tra i nemici.

    Nonostante l'uso dei controlli analogici sia decisamente più pratico (una volta fatta l'abitudine in combinazione col sistema di inquadrature fisse), questa "modernizzazione" sembra aver tolto qualcosina all'anima di Onimusha: il titolo, infatti, è divenuto molto più accessibile, ed è possibile completarlo con un po' di (mal)sano button mashing. Dunque, se da un lato Capcom non ha fatto altro che aggiornare il gioco agli standard odierni, dall'altro ha anche eliminato "l'obbligo" di esplorare in profondità quel combat system così ben strutturato, quasi scacchistico, costruito interamente sulla tensione degli scontri. Pochi minuti dopo aver iniziato il gioco, infatti, abbiamo scoperto di poter gironzolare attorno al primo boss a nostro piacimento: quelli che erano duelli pregni di elettricità, come in un film di Kurosawa, rischiano ora di trasformarsi in comici siparietti alla Benny Hill. Onimusha diventa entusiasmante se giocato lentamente, per come è stato concepito in origine, e la difficoltà è uno degli elementi che costringe il giocatore a pensare accuratamente ad ogni mossa: per questo motivo, la scelta da parte di Capcom di aggiungere la modalità "facile" sin da subito potrebbe essere fuorviante, soprattutto in un mercato stracolmo di appassionati dei Souls, avvezzi alle sfide ardue.

    Giappo-zombie in accaddì

    Il comparto grafico della versione Playstation di Onimusha: Warlords era davvero straordinario per l'epoca; e lo era ancor di più quello della sua controparte Xbox, Genma Onimusha, nata dopo l'enorme successo di vendite in "terra Sony".

    Il minigioco OniCollezionando tutte le fluoriti del gioco (buona fortuna, se non avete un tutorial a portata di mano) sbloccherete la modalità extra "Spiriti Oni". Il minigioco è particolarmente tosto da completare: 12 livelli in cui dovrete spaccare vasi e assorbire anime prima che lo facciano i nemici, con gli HP che scendono inesorabilmente assieme allo scorrere del tempo! Gli esperti samurai in grado di superare questa sfida verranno ricompensati con un nuovo livello di difficoltà.

    Capcom ha soffiato un pizzico di polverina magica, upgradando in alta definizione i modelli dei personaggi, le cutscene e gli sfondi pre-renderizzati, condendo il tutto con un frame rate, anche nella versione Switch, stabile sui sessanta fotogrammi per secondo. Il lavoro, tutto sommato, è buono, anche se i segni del tempo si fanno notare e gli scenari esterni non sono paragonabili a quelli più dettagliati della fortezza di Inabayama. Anche la nuova colonna sonora, registrata appositamente per il gioco, si sposa bene con l'azione sullo schermo e conferisce maggiore epicità ed atmosfera al titolo. Alle pessime interpretazioni in lingua anglosassone, rimaste intonse e lagnose, abbiamo preferito di gran lunga il ridoppiaggio in giapponese, che ci è sembrato più espressivo e comunicativo. Le novità, sfortunatamente, finiscono qui. Gli appassionati di vecchia data avrebbero di certo preferito qualche contenuto in più, in un gioco che può essere completato facilmente in quattro ore.

    Tanto per suggerirne una: non sarebbe stato male poter provare l'area aggiuntiva presente nella versione Xbox, Genma Onimusha, che modificava sia alcune meccaniche di gameplay sia il posizionamento di oggetti e nemici nella mappa di gioco, e che apportava anche nuovi contenuti ed armature.

    Dispiace inoltre constatare come alcune sessioni, particolarmente legnose già diciott'anni fa, non siano state modificate: ci riferiamo, per gli appassionati dotati di buona memoria, ai rompicapo delle leve e alla parte della fornace da affrontare con Kaede.

    Onimusha Warlords Remaster Onimusha Warlords RemasterVersione Analizzata PlayStation 4Per quale ragione Capcom ha deciso di proporre un’edizione remaster di Onimusha: Warlords? Sia questa un’operazione mirata a sondare il terreno per un nuovo capitolo della saga, un modo per inseguire la “moda Sengoku” che impazza nel mercato videoludico, o una semplice rispolverata della propria libreria...poco importa! Quel che conta è che Onimusha è tornato, in tutta la sua gloria: un’occasione ghiotta ed imperdibile per riscoprire una delle perle del passato, il padre spirituale (troppo a lungo dimenticato) di molti dei titoli più amati di oggi. L’operazione di remaster, in sé e per sé, più che uno sforzo titanico per disseppellire un tesoro, è piuttosto una decisa lucidata all’argenteria. Non offre, d’altronde, nuovi contenuti, nemmeno prendendoli in prestito da Genma Onimusha. Nonostante Warlords sia invecchiato bene, grazie al suo combat system pionieristico, comprendiamo che gli appassionati di vecchia data possano restare titubanti. A tutti coloro che, invece, non hanno mai giocato a Onimusha diciamo: provatelo! A patto di gustarlo come un’oliva, cominciando lentamente dalla semplice soddisfazione di affettare mostri, sino ad arrivare al nocciolo delle complesse meccaniche di combattimento. La bassa longevità (circa 4 ore di gioco) è ben controbilanciata dal prezzo (19.99€ per tutte le piattaforme). Non sappiamo se le avventure di Samanosuke Akechi rimarranno sepolte nel tempo ancora una volta, ma viste le mosse di Capcom possiamo aspettarci di tutto...anche che tornino i dinosauri!

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