SEGA Mega Drive Classics Recensione: nostalgia a 16-Bit

Riviviamo uno dei momenti di massimo splendore della storia di SEGA con una collezione di capolavori (e non solo...) direttamente dagli anni '90.

SEGA Mega Drive Classics Recensione: nostalgia a 16-Bit
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  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Xbox One X
  • PS4 Pro
  • Cosa avranno mai in comune il NES Classic Mini, Ready Player One, Stranger Things e Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy? Fondamentalmente due cose: la prima è il successo travolgente, in grado di elevarti all'istante a fenomeno di massa, e la seconda è il fattore nostalgia, autentica croce e delizia degli ultimi anni di compiaciuta celebrazione dei bei tempi che furono. In questo clima di riscoperta e glorificazione di un passato recente ma non troppo, con l'infanzia di noi trentenni tornata in auge a colpi di lacrimoni ed Euro sonanti spesso e volentieri investiti sull'onda dell'emotività più totale, non poteva insomma non inserirsi SEGA con una collezione di titoli pubblicati su uno dei simboli per antonomasia degli anni '90, ovvero l'inossidabile Mega Drive.
    Del resto, chi come me ha vissuto in prima persona quell'epoca d'oro fatta di sontuosi pomeriggi in compagnia di Streets of Rage e di acerrime rivalità all'insegna di una console war totale (io all'epoca ero schierato proprio fra le legioni di chi aveva Sonic come bandiera e Gerry Calà come testimonial...) non potrà che ricordare con malcelato affetto e con una punta di malinconia una piattaforma che ha davvero scritto la storia, cementando capolavoro su capolavoro la leggenda della compianta SEGA. Basta in effetti scorrere la lista dei cinquanta giochi inseriti all'interno di questa raccolta per comprendere quanto sia significativo il retaggio dell'ormai ex Grande S, un colosso capace di lasciare il segno coniugando idee fuori di testa, approccio squisitamente arcade e quel quid di indefinibile "coolness" che aleggiava su qualsiasi prodotto pubblicato dall'etichetta di Tokyo.

    Un'iniezione di 16-Bit

    Nel presentare un titolo come SEGA Mega Drive Classics occorre partire da un'importante considerazione di fondo: una collezione del genere si rivolge fondamentalmente agli appassionati, ai fedelissimi del retrogaming intenzionati ad avere nuovamente a disposizione una valida selezione di classici immortali e stranezze assortite. Così, con la comodità di godersi Wonder Boy in Monster World, Golden Axe o Shinobi III in un click, senza doversi arrangiare con accrocchi improbabili per collegare un Mega Drive originale a una TV 4K - cambiando oltretutto cartuccia di volta in volta. Un'operazione simile rappresenta per quel tipo di pubblico una sorta di testamento spirituale, una dimostrazione di fede quasi aprioristica verso un nobile passato da custodire gelosamente: qualcosa che prescinde dalla qualità dei giochi stessi, o meglio dal loro tasso di invecchiamento adeguato all'anno 2018. Perché, parliamoci chiaro, per quel target specifico risulta ben più importante la qualità dell'emulazione (ottima, per inciso) rispetto all'attualità del gameplay in senso lato (come vedremo assai variabile): nel supportare un'operazione del genere si rivendica infatti una filosofia di vita, prima ancora di acquistare l'ennesima raccolta di titoli che spesso e volentieri si conoscono già a memoria.

    I patiti di obiettivi e trofei troveranno senza dubbio pane per i loro denti, con pure una serie di sfide dedicate legate alla maggior parte dei singoli giochi e leaderboard online.

    Se siete fra quelli, con tutta probabilità starete leggendo questa recensione per puro sfizio, con il gioco già preordinato da mesi oppure, nel caso dei fan più fieramente oltranzisti, boicottato in nome di chissà quale improbabile scusa da duri & puri. Per tutti gli altri, magari quelli per l'appunto cresciuti con un Mega Drive ma ormai ben poco avvezzi al videogiocare d'epoca, la questione invece è un filo diversa, e di non semplicissima lettura. Chi vuole solo e soltanto cavalcare l'ondata di nostalgia a cui si faceva riferimento in apertura, trovando una nuova scusa per ricordare i tempi delle elementari o delle medie, deve infatti stare un po' attento ad approcciarsi al qui presente SEGA Mega Drive Classics: perché, come spesso accade con i miti del passato, non è sempre opportuno rimestare in ciò che è stato, col rischio di andare a rovinare ricordi dolcissimi resi in larga parte tali dalla memoria. Senza troppi giri di parole, il tempo non è stato così clemente con alcuni miti dell'era 16-Bit: potreste ad esempio scoprire nel giro di pochissimi istanti quanto un cult come Altered Beast sia oggi al limite dell'improponibile, piagato com'è da controlli legnosissimi, da un ritmo funesto e da una grafica che ha perso per strada molto del suo fascino oscuro.

    Il vantaggio di una raccolta così ampia - composta di ben cinquantatré elementi che spaziano dal platform allo sparatutto, elencati nel dettaglio sul sito ufficiale - sta tuttavia proprio nella sua compiaciuta eterogeneità: per un (anzi, tre) Golden Axe invecchiato oggettivamente abbastanza male troverete in effetti uno (anzi due) Streets of Rage più stupefacente che mai, per non parlare dei vari Sonic, Gunstar Heroes o Space Harrier II, titoli che controller alla mano dimostrano di avere ancora parecchio da dire, nonostante gli oltre vent'anni sul groppone. L'aspetto per certi versi più sfizioso di SEGA Mega Drive Classics è comunque da ricercare nella possibile riscoperta di uscite leggermente meno di grido, di cult che all'epoca potrebbero esservi sfuggiti per varie ragioni. Penso tanto per fare nomi ad Alien Soldier, run'n gun duro come l'acciaio sviluppato in esclusiva da Treasure: uno sparatutto a tema fantascientifico che non solo ha avuto il merito di ispirare Cuphead, ma che oggi come allora si gioca che è un piacere (al netto di una difficoltà sovraumana). Oppure come non citare Beyond Oasis/The Story of Thor, un'avventura alla Zelda dal sapore mediorientaleggiante, Ristar, un coloratissimo platform con protagonista una stella dalle braccia allungabili uscito fuori tempo massimo, o Comix Zone, un beat'em up a scorrimento intriso di estetica anni '90 con occasionali derive da gioco di piattaforme.

    SEGA Mega Drive Classics è stata l'occasione per conoscere ed apprezzare per la prima volta ToeJam & Earl: il mood funky e l'assurda impostazione da roguelike "pacifico" non mi hanno lasciato indifferente.

    Qualche doverosa considerazione sul modo in cui è assemblato il pacchetto SEGA Mega Drive Classics: per prima cosa partiamo dalla lista dei titoli presenti all'interno dell'antologia, che seppur con qualche mancanza piccola mancanza - penso ad esempio a Ecco the Dolphin, ad After Burner II, a Sonic & Knuckles o a Super Hang-On - rappresenta la summa di quanto apparso su Mega Drive sotto etichetta SEGA. Certo, sarebbe stato fantastico poter giocare anche a produzioni terze parti come Quackshot, Aladdin, Castle of Illusion, Earthworm Jim o Super Street Fighter II, ma la questione diritti è spinosa e c'è comunque ampiamente di che accontentarsi per quantità e qualità.

    Originale e apprezzabile, almeno nelle intenzioni, l'idea di presentare il tutto attraverso un'interfaccia tridimensionale che ricorda una cameretta anni '90, con tanto di TV a tubo catodico, poster alle pareti e gadget sparsi per la stanza: la navigazione è immediata e abbastanza funzionale, peccato però per la terribile resa dell'ambientazione, con una modellazione 3D e un'illuminazione davvero amatoriali, che non possono che compromettere la componente scenica. Se per quanto riguarda i filtri grafici il lavoro svolto si dimostra accettabile ma al tempo stesso superfluo (perché francamente nulla batte l'emulazione diretta, coi pixel sparati sulla TV HD in tutta la loro nitidezza e rigorosamente in 4:3, con le bande laterali), lo stesso non si può certo sostenere riguardo alla pratica funzione di salvataggio istantaneo (che permette di creare salvataggi in qualsiasi istante, persino quando il gioco non lo prevedeva nell'edizione su cartuccia) e al supporto al multiplayer online, fiore all'occhiello che consente di godersi sessioni in coppia con un lag tra il tollerabile e il pressoché inesistente. Insomma, una scusa perfetta per rispolverare dalla A alla Z la saga di Streets of Rage con un amico lontano.

    SEGA Mega Drive Classics SEGA Mega Drive ClassicsVersione Analizzata Xbox One29.99€ per portarsi a casa oltre cinquanta videogiochi che hanno su per giù fatto la storia del gaming dei primi anni '90 (con tanto di poster reversibile, giusto per non rimpiangere nulla di quando si fantasticava di realtà virtuale, CD-Rom e poligoni 3D dal comfort della propria cameretta): l'offerta di SEGA Mega Drive Classics è decisamente allettante e a buon mercato, specie se si considera la varietà della selezione - con esperienze che spaziano fra più generi, anche se a dominare non possono che essere i platform e i picchiaduro a scorrimento - e il supporto al multiplayer online. Attenzione però, perché non tutto quello che ricordate con gli occhioni a cuore è effettivamente dolce come la memoria vi suggerisce: la nostalgia in alcuni casi è sublime conferma, ma alle volte può pure essere la canaglia cantata da Al Bano. Il gioco vale comunque la candela, fosse solo per (ri)scoprire piccoli tesori dimenticati, o per godersi qualche ora in compagnia di capolavori immortali.

    8.3

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