Smoke and Sacrifice, la recensione: un survival game dallo stile unico

Smoke and Sacrifice è un peculiare survivalche ci porterà alla scoperta di un mondo pericoloso, alla ricerca di un figlio perduto.

Smoke and Sacrifice, la recensione: un survival game dallo stile unico
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Il lavoro nei campi è duro. Dà pochi frutti ai poveri abitanti di un villaggio lontano, perso tra le pieghe della realtà e del tempo. Un grumo di casette in legno scricchiolante che assomigliano alle Rumah Panjang (le case tradizionali malesi) tra cui vivono e muoiono i pochi abitanti che le animano. Il villaggio è isolato dal mondo da una specie di "era glaciale" che impedisce agli abitanti di uscire dai suoi confini sicuri. Pena il congelamento immediato e la dipartita per chissà quale mortale minaccia si nasconda nel buio al di là della barriera di calda e rassicurante luce. Pare tutto "normale", a un primo sguardo. Almeno per i cenciosi abitanti che non conoscono altro che quello. Piano piano, però, inizia a insinuarsi nella nostra percezione il timore per l'ignoto, la cultura della paura, l'assoggettamento della popolazione ai voleri di una misteriosa casta di sacerdoti incappucciati. C'è qualcosa che non va. Ed effettivamente, la "nostra" storia inizia con un sacrificio.

    La perdita di un figlio, l'inizio di un'avventura

    Il lavoro spacca la schiena e imperla la fronte di sudore ma, la ragazza posta al centro di questo spaccato di vita parca e massacrante incorniciato dalla cultura della fatica, ha un unico pensiero che le permette di non cedere il passo allo sconforto: una creatura che ha fatto nascere e ha allevato con amore. Una creatura a cui ha persino dato un nome, il più bel regalo che una madre può dare al proprio figlio, ovviamente dopo la vita. Non si hanno notizie del padre, ciò che possiamo notare nella realtà in cui Smoke and Sacrifice ci ha catapultati è che le donne sono attive e i pochi uomini presenti nel villaggio ricoprono dei ruoli di potere.
    Quella madre, però, sta per perdere il proprio figlio. Cosa può esserci di più devastante? Perderlo non per cause naturali, assolutamente comprensibile in quella difficile realtà. No. Il figlio è stato scelto da altri e deve esser sacrificato. Per il bene della comunità, per garantire la protezione degli dei, per rinnovare la forza della barriera di luce, foriera di vita e sicurezza. Il momento giunge presto e a malincuore dobbiamo ubbidire al gran sacerdote. Il pargolo è richiesto al Tempio, per il rituale. Le gambe si fanno pesanti, mentre camminiamo attraverso la selva di imponenti colonne; mentre passiamo a fianco ai sacerdoti che ci squadrano senza provare alcuna emozione. Il misterioso marchingegno che dovrà accogliere l'infante è tutt'altro che divino. Sembra un macchinario molto umano, uscito da qualche novella steampunk. Persi nei nostri pensieri, osserviamo la scena. Il bimbo scompare in una scarica di energia. Nessuno conosce il luogo in cui finiscono i pargoli sacrifiati ma che importa, se il villaggio può continuare a sopravvivere?

    Alcuni anni più tardi

    La madre non si è mai rassegnata alla perdita del proprio piccolo. Pensa a lui ogni giorno e chiama il suo nome, che si perde nella notte. Improvvisamente, il meccanismo che ha tenuto al sicuro il villaggio per secoli ha un malfunzionamento e le immonde bestie che vagavano al di fuori dei confini, invadono il villaggio attaccando gli abitanti. Un suggerimento insperato viene in nostro aiuto, da un misterioso viandante: fuggire, attraverso l'altare dei sacrifici al tempio. Pare sia un portale. Già ma dove condurrà? E, soprattutto, sarà lo stesso luogo in cui finì il figlio creduto perduto anni addietro?
    Non ci resta che saltare nell'ignoto. Giungiamo in un luogo sconosciuto, paludoso, buio, mefitico e muschioso ma ricco di vita, quest'ultima tanto ostile quanto "amica". Non ci resta che darci da fare per sopravvivere e cercare nostro figlio. La nostra incolumità si fonda, anzitutto, su un'attenta raccolta di progetti e ricette con cui procedere al crafting di oggetti e armamenti utili alla nostra causa. Ovviamente la fabbricazione di tali strumenti necessita di materiali particolari che dobbiamo reperire dall'ambiente circostante. Ce ne sono in abbondanza e, in poco tempo, l'inventario si riempie di ogni cosa riusciamo a raccattare da terra o dalle carcasse delle creature morte. La fase di raccolta e quella di costruzione, dunque, si pongono come base imprescindibile dell'esperienza ludica di Smoke and Sacrifice. Il problema è che la ripetitività è sempre dietro l'angolo. Gli oggetti, alla fin fine, non sono poi molti e si fa presto a scoprire tutti i progetti.

    Poi, la nostra sopravvivenza passa anche un'oculata gestione del nostro generoso inventario (con circa 56 slot) e dell'equipaggiamento creato di volta in volta recuperando le ricette e i materiali sparsi per la mappa. Gli oggetti si deteriorano rapidamente con l'uso e il cibo commestibile, per ripristinare la salute della nostra eroina, deperisce altrettanto in fretta. Piccole barre indicano il loro stato di integrità e pulsano in rosso quando si avvicinano a un punto critico. Alcuni banchi da lavoro e forge permettono di creare attrezzature specifiche e di attraversare anche determinate zone della mappa.
    Dimenticate parametri quali fame e sete, tipici di altri survival. In Smoke and Sacrifice non dobbiamo preoccuparcene. Quello a cui, invece, dobbiamo prestare attenzione sono i punti di salvataggio posti in determinati punti della mappa. Il salvataggio, infatti, è un'attività che viene demandata al giocatore, che deve stare attento a non dimenticarsene.

    Un mondo prismatico e ostile

    Sei diversi biomi caratterizzano il mondo di gioco, discretamente ampio, che abbiamo percorso in lungo e in largo con un backtracking a volte un tantino noioso nella sua ripetitività.
    Zone paludose, foreste, distese di ghiaccio e affascinanti, decadenti zone industriali steampunk, tutte acciaio e meccanismi sbuffanti, sono tutti ecosistemi in grado di offrirci una flora e un bestiario specifici e ben caratterizzati. Gli ambienti, infatti, sono ricchi di dettagli ma, anche in questo caso, la ripetitività non si tira indietro quando si tratta di far capolino nel corso della nostra lunga esplorazione, vista sempre con una visuale isometrica. Un viaggio, come dicevamo, ricco di insidie mortali. Prima fra tutte, un'oscurità che impariamo velocemente a tenere a bada con lanterne create ad hoc grazie alla "collaborazione" alcune lucciole, appositamente imprigionate in un contenitore che portiamo con noi.

    In secondo luogo, il ricco bestiario presente in quello strano e oscuro mondo, ha il solo scopo di porre fine alla nostra vita senza pietà e gli scontri, ovviamente, si sprecano. Peccato che un sistema di combattimento elementare, non esattamente user friendly e decisamente poco profondo faccia scricchiolare l'intera impalcatura costruita dal team di sviluppo con così tanta cura. Attacco e schivata risolvono praticamente l'intero move set a disposizione. Inoltre, la vastità della mappa ogni tanto crea dei momenti di stanca un po' troppo dilatati, visto che i viaggi rapidi - pur sempre possibili - possono essere attivati solo spendendo speciali monete, molto difficili da recuperare.

    Smoke and Sacrifice Smoke and SacrificeVersione Analizzata MultiSmoke and Sacrifice rappresenta l'ultimo, disperato viaggio di una madre che parte, costretta anche dal caso, alla ricerca del proprio figlio creduto ormai morto da tempo. La storia che i ragazzi di Solar Sail Games e Curve Digital hanno voluto raccontare si dipana in modo compiuto ed emozionante sin dalle prime battute di gioco, impreziosita anche dalla volontà di solleticare l'occhio del giocatore con un comparto grafico dai tratti “hand drawn” curati e, tutto sommato, capaci di stupire. Sotto la carena, però, Smoke and Sacrifice rimane un progetto le cui ambizioni non sembrano essersi concretizzate appieno. Il titolo è, infatti, un survival più che discreto ma un po' troppo semplice che, purtroppo, inciampa su un sistema di controllo decisamente elementare e su una ripetitività di fondo nelle meccaniche di crafting ed esplorative che, alla lunga, possono annoiare.

    7

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